Per tanti e tanti anni i Montevialesi hanno ripetuto questa frase. Andare sotto l’Olmo voleva dire incamminarsi verso il “Crosaron”, la piazza, verso il gigante verde, riferimento di tutto l’universo paesano. Uno spazio di tutti, dove privato e pubblico si confondevano nelle dinamiche di quella che già all’epoca era una piccola comunità con un forte senso di identità e appartenenza.
Sotto la sua chioma per almeno trecento anni si erano avvicendati piccoli personaggi illustri e grandi sconosciuti, nel teatro di una vita povera e durissima, interrotta a precise scadenze da momenti di festa. In quelle occasioni tutta Monteviale si ritrovava sotto l’Olmo per riconoscersi e concedersi qualche momento di gioia.
Al riparo fra le nostre colline, l’Olmo, osservando i Montevialesi, era arrivato a inizio ‘900 a misurare 30 metri di altezza e 5,4 di circonferenza. Altre storie e altri ricordi tramandano come ci fosse bisogno di sei persone per abbracciarne il tronco e che, dal ramo più alto a terra, si misurassero addirittura 36 metri.
Quale che fosse la stazza di questo titanico compaesano, arrivò anche per lui il tempo di lasciarsi superare dalla Storia. La “grafiosi”, una malattia di queste piante che avrebbe provocato tante vittime nei decenni successivi, fu segnalata dai primi rami che cadevano sui tetti delle case circostanti e dalle radici che affioravano sempre più dal terreno. Le autorità furono costrette ad abbattere l’Olmo il 1º settembre 1920. Fu necessario fabbricare una sega per questo preciso scopo, tanto anomale erano le dimensioni del tronco.
Nonostante non si elevasse più in piazza per i suoi Montevialesi, l’Olmo rimase saldo nei ricordi di chi l’aveva frequentato e nei racconti dei posteri. Nel 1972 fu ufficialmente inserito nello stemma del Comune, e nel 2006 ne venne eretto il monumento al centro della rotatoria in piazza.
Sono passati più di cento anni ma il ricordo è tutt’altro che sbiadito.
L’Olmo rappresenta ancor oggi la storia della nostra comunità.